di Lorenzo Filippi
Ricordate la solita barzelletta? Chi non l’ha mai sentita? Chi non l’ha mai raccontata? Inizia con “C’è un italiano, un tedesco, un francese”. Finisce con una risata tra amici.
Ora cambiamo i tre personaggi. C’è un medico, un ingegnere, un giornalista. Ma non c’è più da ridere. Ora il problema è morale. Come si pongono queste tre persone rispetto alla loro professione?
Il medico all’inizio della sua professione fa il “Giuramento di Ippocrate”, deve curare le persone malate e fare di tutto per salvarle dalla morte, dalla malattia, dal dolore. L’ingegnere fa un Esame di Stato, per poter esercitare la “libera” professione. E sottolineo “libera”, perché un libero professionista è tale perché, diversamente da un “dipendente”, non ha “padroni”. Tutti hanno paura di un padrone. Tranne chi non ha padroni. E per un libero professionista il primo imperativo è studiare il problema che ha davanti, capirlo e risolverlo, senza farsi condizionare da nessuno, tanto meno dal denaro.
E andiamo al “giornalista”. Anche lui ha un dovere morale. Venire a conoscenza delle notizie, se sono importanti per i suoi lettori, divulgarle senza nasconderle, dire la verità. Ha un’arma potente in mano, una notizia, una storia, che può usare ed ha il potere di nascondere, ma allora non fa il suo dovere. Ha in mano la potenza delle parole. E a volte le parole possono uccidere o salvare le persone.
Veniamo al fatto più importante di cui si parla ormai dall’inizio di questo 2020, anno cruciale. Una “epidemia”, trasformata da questi umani in “Pandemia”, parola che ha la stessa radice di “Pandemonio”, in cui, guarda caso, c’è di mezzo il diavolo. Come dice il proverbio: “il diavolo fa le pentole ma non i coperchi”.
Guardiamo per ora l’Italia, un paese in cui la Sanità è stata devastata negli ultimi 30 anni da tagli nel personale, nei posti letto, nelle strutture, con chiusure di piccoli ospedali che invece servivano egregiamente il territorio. Sanità è una voce, un costo, tra i fondamentali del nostro paese, delle sue Regioni.
Ma qui si mette di mezzo una parola, uno spartiacque che condiziona qualsiasi essere umano: il DENARO. E nella Sanità il denaro diventa improvvisamente un’occasione, un fiume che si riversa di nuovo negli ospedali, basta passare quel confine tra le parole “epidemia” e “Pandemia”.
Tutti gli ammalati che arrivano negli ospedali, da qualsiasi patologia siano colpiti (infarto, cancro e chi più ne ha più ne metta) diventano improvvisamente un’occasione per valicare il confine tra quelle due parole che finiscono con “demia”. Basta cambiare una parolina, PER invece di CON, e i malati da “malati CON patologia x” diventano “malati CON Covid”, e i morti “morti CON Covid” diventano “morti PER Covid”.
Una piccola operazione linguistica con lo scopo di raggiungere quel confine che trasforma il flusso di denaro da un rivolo ad un fiume.
Per quei medici coinvolti diventa un imperativo, e dimenticano quel giuramento, ma anche la loro responsabilità penale, che rende complici anche gli altri che vedono questa operazione, ma non la denunciano.
A questo punto, inguaribile malattia degli umani, l’unico problema diventa “dare la colpa a qualcuno” di tutto questo ambaradan. E chi meglio di quel piccolo, microscopico virus, che fino ad allora, ma solo se in “adeguata quantità”, provocava solamente un raffreddore o una influenza? Un piccoletto, di pochi nanometri, che non può reagire e difendersi, diventa improvvisamente e viene classificato dai potenti virologi da TV, che fino a qualche giorno prima lo ritenevano un raffreddore, un “assassino seriale”.
Esperti (?) e protezione civile instaurano un bollettino quotidiano serale in TV che conta numeri di morti, infettati improvvisamente scoperti non si sa come, percentuali che rasentano il ridicolo, causa operazioni aritmetiche che a un bambino delle medie causerebbero un “a posto, studia!” da parte dell’insegnante di matematica. L’importante diventa SPAVENTARE il popolo che, da SOVRANO, diventa BUE. Con la peggiore paura che esista per un essere umano: LA MORTE. Ci si mettono tutti, persino i pediatri che vogliono vestire con le mascherine giocattolo i nostri bambini (vedasi video), incuranti dei danni che possono provocare a quei piccoli polmoni. E la profonda motivazione scientifica/sperimentale? “Perché lo diciamo noi che siamo medici e pediatri”.
Di fronte a tutto questo cosa fa un ingegnere (per giunta sanitario) come il sottoscritto, che sia PROFESSIONISTA ma anche LIBERO (perché senza padroni che gli comandino cosa fare)? Verifica i NUMERI, che non devono mai mentire perché falsificati.
Ed alla fine l’ingegnere, trattato da pazzo perché contraddice tutto quello che si dice in TV e sui quotidiani, ha la soddisfazione di vedere che in questo Stato, che tante ne ha combinate, esiste un ufficio di tecnici competenti ed onesti che ha fatto un’analisi (vedasi Report) su quei 32.448 pazienti deceduti CON Covid, su un campione significativo di 3.335 deceduti, per i quali è stato possibile analizzare le cartelle cliniche. Di questi solo il 4,1% aveva ZERO PATOLOGIE. Ma perché quel rapporto viene OCCULTATO al grande pubblico, che deve continuare a subire Decreti insensati?
Ma tutto ciò cosa significa per un ingegnere che ha verificato quei numeri? Che quasi il 96% di quei morti non sono “morti per Covid”, ma per tutte le patologie pregresse che avevano. Il Covid è stato il raffreddore che ha dato solo il colpetto finale ad uno che era più di là che di qua. Sarebbe come dire: un pedone che muore investito da un auto è morto per Covid, così l’assicurazione non paga.
Ma i dubbi investono anche quel 4,1% residuo, che a causa della mancata effettuazione delle autopsie sui primi cadaveri, imposta da una circolare ministeriale, sono stati inutilmente intubati con sofferenza. Non sono stati curati per la trombosi, ma per polmonite. Ma il compito di un medico non è quello di fare prima di tutto una DIAGNOSI e poi decidere la PROGNOSI più adatta? Viene da dire: “povero piccolo Covid”, subito incolpato, per la smania degli umani di indicare comunque un colpevole. Ma è innocente.
E i giornalisti? Ma perché tutti i quotidiani che ho cercato di informare di tutto questo teatrino, per rendere consapevole il popolo italiano, mi hanno risposto che dovevano chiedere il permesso a qualcuno Roma? Dove è andato a finire il dovere dei giornalisti di informare? Anche loro hanno un padrone?
Marco Travaglio, che ho sempre ammirato per il suo stile di scrittura e per la sua memoria, mi ha risposto che lui deve credere a quel numero di morti che gli dicono. Ma poi, alle successive mie lettere non ha più risposto. Chissà. Forse la sua proverbiale memoria comincia a perdere colpi. Non si ricorda più di aver scritto un libro dal titolo “L’odore dei soldi”. Bastava seguire l’odore dei soldi ed era facile dipanare questa intricata matassa.
Alla fine il dilemma morettiano: Che faccio? La mascherina me la metto o non me la metto? Nossignore. Non sono né medico né giornalista, sono solo ingegnere, LIBERO e PROFESSIONISTA, non posso avere padroni che mi comandano cosa fare, non posso obbedire a nessuno, tanto meno diventare complice di truffatori ed omicidi, non posso tenere il sacco ai ladri.
Allora non metto la mascherina, a costo di subirne le conseguenze. Verrò multato e farò opposizione. Un’ordinanza non può impedirmi di respirare ossigeno. Truffe e omicidi non li sopporto, ho un’allergia congenita. Io rispetto la Costituzione e le Leggi, nessuno mi può obbligare a rispettare demenziali protocolli scritti da dementi burocrati.
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Associazione Articolo Tre
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