di Francesco Cappello
Su un report dell’ISS relativo all’influenza stagionale 2017/18 si legge:
Mortalità: Durante la diciassettesima settimana del 2018 la mortalità è stata inferiore al dato atteso, con una media giornaliera di 184 decessi rispetto ai 199 attesi
Più in generale, in uno studio “Investigating the impact of influenza on excess mortality in all ages in Italy during recent seasons (2013/14–2016/17 seasons)” , pubblicato dall’International Journal of Infectious desease, leggiamo come nelle stagioni invernali 2013/14, 2014/15, 2015/16 e 2016/17 si siano verificati in Italia una media stimata di 5.290.000 casi di sindromi simil-influenzale [ ILI ], corrispondenti ad un’incidenza del 9% che hanno determinato rispettivamente 7.027, 20.259, 15.801 e 24.981 morti
Nel periodo preso in considerazione dallo studio sono stati perciò stimati più di 68.000 decessi attribuibili a epidemie influenzali.
Secondo gli autori dello studio l’eccesso di morti osservato si spiega con l’elevata età media riscontrabile in Italia e il conseguente gran numero di soggetti fragili.
Non ci sorprende, sappiamo, infatti, che le normali influenze stagionali provocate da virus influenzali hanno da sempre provocato mortalità per complicanze alle vie respiratorie come le gravi infezioni respiratorie acute (SARI), le sindromi da distress respiratorio acuto (ARDS), che da sempre contribuiscono a far crescere il numero dei ricoverati in terapia intensiva
Viceversa, sorprende quanto messo in evidenza dai recenti dati (26 ottobre) forniti dall’OMS da cui si evince che i casi di influenza nel mondo sono improvvisamente crollati del 98%! Vedi anche Il Covid ha ucciso l’influenza. Gli esperti: «I casi nel mondo sono crollati del 98%» e qui Has Covid killed off the flu?
Se si aggiunge che i tamponi non rilevano specificatamente la presenza di SARS-CoV-2 ma più genericamente i coronavirus o sue tracce ossia i comuni virus dell’influenza (vedi il mio Dubbi da tamponare), i dubbi e le perplessità si infittiscono lasciando che le ombre prendano irrimediabilmente il sopravvento sulla chiarezza.
Il sovraffollamento
Il sovraffollamento dei reparti di terapia intensiva e rianimazione è problema annoso delle nostre strutture sanitarie. La differenza con il passato sta solo nella diversa rilevanza mediatica che esso ha assunto con il covid.
Ecco sull’argomento un articolo di revisione del 2018 “Il sovraffollamento dei Pronto Soccorso in inverno e l’aumento dei posti letto nelle Pneumologie” a cura di Mario Del Donno, Antonio Di Sorbo e Assunta Miccoil. Quel che segue è il sommario dell’articolo che ne riassume i punti salienti
L’aumento di incidenza e prevalenza delle malattie respiratorie croniche a livello mondiale determina un peso sociale rilevante sia a livello assistenziale che economico e rappresenta, per gli operatori sanitari e i decisori politici, una sfida importante da affrontare nella programmazione delle politiche sanitarie nazionali e mondiali. A tal fine andrebbero implementate politiche socio-sanitarie preventive atte alla incentivazione della disassuefazione dal fumo di sigaretta, alla riduzione dell’inquinamento atmosferico ed alla effettuazione più capillare di vaccinazioni, soprattutto nei pazienti ad alto rischio di riacutizzazioni infettive. Inoltre, diventa fondamentale una più corretta ed adeguata programmazione dei posti letto di Pneumologia negli ospedali, anche con l’attivazione di Unità di Terapia Semi-Intensiva Respiratoria, in grado di poter dare le giuste risposte terapeutiche a pazienti affetti da patologie respiratorie acute e/o croniche severe che affollano i Pronto Soccorso, oltre a liberare posti di pazienti meno critici dalle Rianimazioni.
e alcuni stralci:
Diventa fondamentale una sensibilizzazione medica e socio-politica ri- spetto ai cambiamenti che prevedono la BPCO come terza causa di morte ed i tumori pleuro-polmonari come quinta causa di morte nel mondo.
(…) Anche in Italia, la crescente prevalenza di malattie respiratorie acute e croniche riacutizzate, di fronte alle carenze di posti letto in Terapia Intensiva Generale, ha prodotto un sempre maggiore interesse per l’apertura di nuove Terapie Intensive e Sub-Intensive Respiratorie, nei reparti di Pneumologia. Infatti, come evidenziato dall’ultimo cen- simento nazionale, le UTIR sono aumentate da 26 a 44 unità negli ultimi 10 anni, anche se il numero dei posti letto censiti è ancora al di sotto del fabbisogno nazionale stimato e la distribuzione geografica è eterogenea, con maggiore concentrazione nel Nord Italia
Inoltre, è evidente che le problematiche relative al sovraffollamento negli ospedali anche nella nostra realtà italiana riguardino, oltre agli organi amministrativi, in modo specifico diverse figure professionali, ed in par- ticolare:
a) i Medici di Medicina Generale (…);
b) gli specialisti Pneumologi ambulatoriali;
c) gli Pneumologi ospedalieri, che dovrebbero attrez- zarsi a gestire posti letto dedicati a pazienti con affezioni respiratorie acute e/o croniche anche severe, in reparti di Terapia Intensiva o Semi-Intensiva Respiratoria attrezzati 26 27, e non “subire” la chiusura o il ridimensionamento dei reparti di Pneumologia, come spesso accade.
In Italia le difficoltà legate al sovraffollamento dei PS sono presenti nei periodi non solo invernali ed i problemi, irrisolti, si manifestano con assoluta puntualità ogni anno.
https://www.francescocappello.com
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